All'interno della Basilica
del S.Sepolcro oltre alle decine di cappelle e di altari, ci sono degli
angoli nascosti, non visitabili dal turista o dal pellegrino, che si celano
dietro a portoncini chiusi o sotto il livello attuale della chiesa.
Ogni tanto uno di questi portoncini si apre, perchè uno dei monaci
che ha la chiave giusta ha deciso di mostrare a degli ospiti " di riguardo"
cosa si nasconde dietro. Un esempio è la cappella armena dedicata
a S.Elena, che è di per sè un gioiello di architettura romanico-crociata.
La scalinata buia che scende alla cappella è suggestiva, con centinaia
di croci incise sulle pareti da pellegrini medievali, così come
lo è la cappella stessa con le quattro enormi colonne, sovrastate
da altrettanti capitelli, che reggono la cupola.
A fianco dell'altare della cappella c'è una porta, quasi sempre
chiusa, ma che ogni tanto un monaco armeno apre per mostrare la cosiddetta
cappella di S. Vartan, che si nasconde sotto il livello attuale.
La cappella di S. Vartan, non è in realtà che uno scavo archeologico
intrapreso dagli armeni nel 1978, dove sono stati portati alla luce (
per ora solo per pochi eletti) dei resti molto antichi.
Fra i resti è stato identificato un muro appartenente al tempio
pagano costruito da Adriano e dedicato ad Afrodite. (il tempio avrebbe
dovuto cancellare la memoria dell'ubicazione del sepolcro di Gesù,
ma in realtà la tradizione cristiana afferma che ebbe esattamante
l'effetto opposto, conservandone l'esatta posizione ).
Sono inoltre visibili le fondamenta della chiesa di Costantino ( anno
336) di cui non è rimasto quasi niente altro.
(Vedi: Curiosità: Cosa nasconde il pasticciere).
Ad un certo punto, su uno dei muri antichi si intravede
qualcosa di molto inusuale.
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Un disegno, che potrebbe benissimo essere
un graffito moderno, di una barca a remi. Sotto il disegno una scritta
in latino, che potrebbe essere letta così:
Domine ivimus = Signore andiamo.( la frase ricorda l'inizio del salmo
122:
Mi sono rallegrato di ciò che mi è stato detto: Andiamo
alla Casa del Signore).
Chi può avere inciso questo disegno sul muro e quando?
Gli archeologi sono certi che si tratti di un pellegrino cristiano,
che arrivato a Gerusalemme dal mare, espresse così la sua gioia
per essere arrivato alla meta desiderata .
Il periodo deve essere dopo la distruzione
del tempio ad Afrodite e precedente alla Basilica di Costantino e può
aggirarsi quindi attorno all'anno 300. Il graffito è la più
antica testimonianza archeologica di pellegrinaggio cristiano a Gerusalemme.
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